Kougelhopf di Christophe Felder

 

 

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La notizia di pochi giorni fa, del terribile incidente occorso in Spagna al gruppo di ragazze Erasmus, durante il viaggio in pullman che da Valencia le stava riportando a Barcellona mi ha molto colpito ed addolorato: ho pensato molto a loro, alle loro giovani vite spezzate, al dolore dei genitori e dei familiari che le avevano lasciate andare perchè inseguissero i loro sogni andando a fare un’esperienza all’estero e in loro ho rivisto me stessa di qualche tempo fa. Perché anche io ho fatto parte di quella che viene ormai definita dai media “la generazione Erasmus” e lo so, sono trascorsi ormai diversi anni (mammamia quanti!!!), ma ricordo quel periodo come uno dei più belli della mia vita, pieno di speranze, aspettative e sogni che ho condiviso con ragazzi come me, che arrivavano da tutta Europa, con le stesse speranze, aspettative e sogni. Durante quell’anno trascorso lontano da casa non solo ho studiato, ma sono cresciuta, ho formato il mio carattere, ho acquisito sicurezza e sono diventata quella che sono oggi; ho imparato a confrontarmi con culture diverse dalla mia, ho assaggiato cibi che non avevo mai provato prima, cucinati in cucine improponibili di appartamenti improponibili, ho imparato a viaggiare con uno zaino in spalla e pochi soldi ed ho vissuto in un continuo vortice di emozioni che ha dato luce ai miei vent’anni. Se ripenso a quei mesi rivedo tanti volti che hanno incrociato il mio: molti di questi si confondono tra di loro, altri, invece, fanno ancora parte della mia vita da allora, perchè quell’esperienza ci ha unito per sempre, anche se ora viviamo ai quattro angoli del mondo. Insomma, credo che la vita mi abbia regalato una fantastica opportunità offrendomi la possibilità di studiare all’estero e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha spinto a cogliere questa occasione. Ho letto e sentito tante opinioni sull’argomento in questi giorni, alcune delle quali, forse dettate dall’ansia e dalla paura di questo particolare momento storico, cercavano di trovare il male in questo bellissimo progetto universitario, mistificando il senso più profondo dell’Erasmus, che è condivisione di saperi, conoscenze e arricchimento personale. Forse il pensiero di fare andare lontano i propri figli fa paura, soprattutto in questi anni dove il terrore e la violenza campeggia sulle pagine dei quotidiani, credo però sia sbagliato fare passare l’idea che l’Erasmus sia inutile e, addirittura, dannoso. E sì, lo so che questo è un blog di cucina e si dovrebbe parlare di cibo, ma il cibo è vita e allora è bello ogni tanto parlare anche della vita, no? A me, per esempio, proprio durante l’anno di Erasmus è nata la passione per la cucina ed ho ancora tutta una serie di ricette che ci eravamo scambiate con altre ragazze conosciute in quel periodo e che avevo trascritto sul mio fedele ricettario. Anche la ricetta di oggi, che non conoscevo assolutamente in quegli anni, è nata dalla mia smania di provare ricette tipiche di altri paesi. Il Kougelhopf, ad esempio, è un dolce dal respiro europeo: nella sua tipica forma a ciambella è tipico dell’Alsazia, ma si prepara anche in Austria, Svizzera, nella Germania del Sud e, sebbene con nomi diversi, si possono trovare ricette simili un po’ in tutta l’Europa Centrale. E’ molto simile all’impasto del nostro panettone, ad esempio, ma dal sapore più neutro e per me adattissimo per la colazione.  La ricetta arriva direttamente nientepopodimeno che dal libro di Felder Patisserie, che è un’assoluta garanzia.

KOUGELHOPF DI CHRISTOPHE FELDER

(dal libro Patisserie di Christophe Felder)kugelhupf3

  • 275 g di farina 00
  • 10 g di lievito di birra fresco
  • 35g di acqua a temperatura ambiente
  • 125 g di latte a temperatura ambiente
  • 1 uovo fresco
  • 90 g di burro
  • 40 di zucchero semolato
  • 1 cucchiaino di sale
  • 50 g di uvetta
  • 2 cucchiai di rum
  • 30 g di mandorle a lamelle
  • zucchero a velo per la finitura

Prima di iniziare a preparare l’impasto mettere l’uvetta a mollo nel rum, in un bicchiere e metterla da parte lasciandola macerare. Passare quindi alla preparazione del lievitino: versare il lievito sbriciolato e l’acqua in una ciotola, oppure nella planetaria, se utilizzate quella. Aggiungere la farina e impastare leggermente, in modo da ottenere una palla di pasta piuttosto soda. Versare sull’impasto la restante farina (225 g) in modo da coprirlo completamente e lasciare riposare per circa mezz’ora in un luogo abbastanza caldo (io ho messo la ciotola nel forno fatto scaldare a 30° e spento) avendo cura di coprire l’impasto con un canovaccio. Nel frattempo fare sciogliere 25 g di burro e spennellarlo accuratamente all’interno dello stampo (io ho utilizzato 3 stampi monodose). Aggiungere le mandorle a lamelle e farle aderire bene all’interno dello stampo, poi mettere da parte. Una volta lievitato, riprendere l’impasto, aggiungere l’uovo, il latte, lo zucchero, il sale, il restante burro a temperatura ambiente (non fuso) ed azionare la planetaria con il gancio, impastando per una decina di minuti. L’impasto finale dovrebbe risultare morbido e elastico e dovrebbe staccarsi dalla parete (io, per raggiungere il risultato desiderato ho avuto bisogno di aggiungere circa 120 g di farina in più, quindi consiglio di cominciare con la dose indicata, poi, se l’impasto dovesse risultare troppo appiccicoso, unire a poco a poco altra farina: l’impasto, comunque non si deve attaccare troppo alle dita, ma essere lavorabile). Incorporare l’uvetta scolata dal rum e ben strizzata, poi formare una palla e mettere a lievitare per un paio d’ore sempre in un luogo piuttosto caldo; l’impasto dovrà raddoppiare di volume. Trascorso questo tempo, spostare l’impasto in una spianatoia infarinata, sgonfiare leggermente, riformare una palla e sistemarla nello stampo apposito precedentemente imburrato e decorato con le mandorle (nel caso si facciano dei mini kougelhopf come ho fatto io, l’impasto va diviso in tre parti e messa ciascuna in uno stampo piccolo) e fare lievitare ancora per un paio d’ore. A fine lievitazione l’impasto dovrebbe essere gonfiato leggermente oltre il bordo dello stampo, ma senza strabordare eccessivamente. Preriscaldare il forno a 180° e cuocere per 20 minuti circa: la cottura varierà se si tratta di uno grande o di 3 piccoli, in ogni caso controllare sempre la cottura con lo stecchino; alla fine il kougelhopf dovrà essere di un bel colore dorato. Fare intiepidire, sformare e decorare con dello zucchero a velo prima di servire.

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9 Comments

  1. che bel post Carmen…molto emozionante e carico di belle sensazioni.
    grazie!

  2. Europe, and in Ancient Russia

  3. XVII century was Nicholas Jarry [fr].

  4. “Julia’s Garland” (fr. Guirlande de Julie)

  5. Since the era of Charlemagne

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